I Disturbi del comportamento alimentare, rappresentano un gruppo di disagi che si manifestano nell’alterazione del rapporto che l’individuo ha con il cibo, e sono sempre più frequenti non solo fra gli adulti ma purtroppo anche nei bambini.
Molto si è detto riguardo le cause scatenanti, la moda è spesso incriminata, in quanto propone canoni estetici di magrezza sempre più spinta, creando l’immediata equazione magrezza-bellezza .A mio avviso l’adolescente tipo, seppur subdolamente incoraggiata ad identificarsi con modelle taglia 38 non sviluppa il disturbo alimentare in modo consequenziale.Si è visto che nell’esordio del problema concorre in modo predominante la struttura familiare che spesso si presenta così composta:
- Madre molto presente e tendente alla perfezione.
- controllante verso la figlia da cui pretende molto.
- spesso cerca attraverso la figlia di realizzare sue ambizioni di successo frustrate.
- ritiene la figlia un suo prolungamento.
- Padre assente.o fisicamente o poco coinvolto nell’educazione della figlia,
- comunque con un ruolo marginale rispetto a quello della madre.
 L’approccio terapeutico con l’anoressica, che soltanto per motivi statistici definiamo al femminile,(poichè sebbene negli ultimi anni l’anoressia maschile sia aumentata in modo significativo, il  90% dei pazienti risulta ancora essere di sesso femminile), deve sicuramente essere un  approccio integrato, io adotto metodologie della Psicofisiologia Clinica e tecniche Strategiche con Ipnosi. In taluni casi si rivela anche molto utile avvalersi delle Artiterapie come canale espressivo e trasformativo del grande bagaglio emozionale di queste pazienti.Il faro che guida il percorso terapeutico, è il rispetto per l’anoressia, intesa come un “modo di essere al mondo”senza affibbiare alla paziente la pesante cornice della ragazza/donna a cui far riacquistare peso, anche se in taluni casi sembra essere l’ obiettivo prioritario date le condizioni di salute in cui versa la paziente. Ma a mio modo di vedere, non c’è grammo in più che tenga a fronte del far sentire la persona quanto possano pesare le emozioni e rendere leggeri allo stesso tempo e che tutto ciò possa avvenire nel proprio corpo senza deprivarlo e annullarlo. Facendo così in modo che la paura del cibo possa regredire fino a far sentire al sicuro la paziente, che potrà stabilire da sola un buon compromesso fra peso desiderato, piacere della vita ed emozioni.
L’approccio terapeutico con l’anoressica, che soltanto per motivi statistici definiamo al femminile,(poichè sebbene negli ultimi anni l’anoressia maschile sia aumentata in modo significativo, il  90% dei pazienti risulta ancora essere di sesso femminile), deve sicuramente essere un  approccio integrato, io adotto metodologie della Psicofisiologia Clinica e tecniche Strategiche con Ipnosi. In taluni casi si rivela anche molto utile avvalersi delle Artiterapie come canale espressivo e trasformativo del grande bagaglio emozionale di queste pazienti.Il faro che guida il percorso terapeutico, è il rispetto per l’anoressia, intesa come un “modo di essere al mondo”senza affibbiare alla paziente la pesante cornice della ragazza/donna a cui far riacquistare peso, anche se in taluni casi sembra essere l’ obiettivo prioritario date le condizioni di salute in cui versa la paziente. Ma a mio modo di vedere, non c’è grammo in più che tenga a fronte del far sentire la persona quanto possano pesare le emozioni e rendere leggeri allo stesso tempo e che tutto ciò possa avvenire nel proprio corpo senza deprivarlo e annullarlo. Facendo così in modo che la paura del cibo possa regredire fino a far sentire al sicuro la paziente, che potrà stabilire da sola un buon compromesso fra peso desiderato, piacere della vita ed emozioni.Diventando nella sua vita la protagonista soddisfatta e non la carnefice .
 
 
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